La NOSTRA petizione

delusioneScrivo questo articolo per aggiornare sull’andamento della petizione e descrivere la genesi di quest’operazione, anche a seguito di certe dichiarazioni apertamente false e demagogiche degli ultimi giorni da parte di chi è forse più intento a far politica che a realizzare veramente qualcosa di concreto e costruttivo.

All’inizio di Settembre prende vita questo blog, mossa dall’insofferenza sempre più crescente rispetto a tutta una serie di discriminazioni, violenze e dichiarazioni nei confronti degli omosessuali e dei trans* a mio avviso ormai insopportabili. L’unica cosa che mi sentivo in grado di fare, e a cui in realtà pensavo da tanto tempo, era scrivere. Un blogmi sono dettaInLungoEInLargo credo riesca a dare l’idea di quello che vorrei fare! E così, instancabilmente, dal due di Settembre 2008 scrivo.

Ma tutto questo non mi bastava, non ancora. Mi ritengo fortunata nell’aver conosciuto Sarah, ragazza fortemente motivata e sufficientemente arrabbiata come me per tutto quello che ci circonda e non ci piace, per tutto quello che si potrebbe fare e non viene tentato. Chiacchieriamo parecchio, ci confrontiamo su numerose cose, sviluppiamo l’idea di stilare un dossier ragionato e documentato che raccolga tutti i casi di omofobia in Italia per poi presentarlo alla Carfagna a fine anno e proporre una serie di possibili soluzioni. Fu proprio allora che il caso volle che Rama Yade dichiarasse di voler proporre una cosa eccezionale: una richiesta di depenalizzazione UNIVERSALE dell’omosessualità!

Fantastico, mi dico, qualcosa finalmente si muove davvero e scrivo un articolo entusiasta! Ed invece lo sgomento è stato indescrivibile  nello scoprire che in Italia nessuno parla di questa notizia. I vari Arci dove sono? perchè non si muovono? perchè la notizia viene riportata da pochissimi siti che si occupano del mondo GLBT ma quasi come una cosa di secondo piano?

E soprattutto, mi ripetevo, perchè non prendere la palla al balzo e provare a coinvolgere i diretti interessati? Noi, che ci lamentiamo tanto, noi che subiamo tanto, noi che non abbiamo in questo momento punti di riferimento validi per sentirci quanto meno un pò tutelati?

Ne parlo con Sarah, e le propongo l’idea della Petizione.

Bellissimo, mi ripete, sei davvero vulcanica! La cosa m’imbarazza un pò, ma mi dà anche il coraggio di portarla avanti fino in fondo. Non posso non citare in tutto questo trambusto emotivo/mentale/ideologico anche il sostegno fondamentale in quel momento di Nerina Milletti owner del sito di ellexelle che mi ha seguita nel realizzare lo statuto della petizione con grande pazienza ma soprattutto con grande costanza. Non avevo mai scritto una petizione, avevo firmato tantissime volte, ma per realizzarne una non sapevo da dove cominciare.

E poi, volevo davvero scrivere uno statuto degno di tale nome, volevo scrivere tutti i punti più importanti, volevo che fosse chiara e diretta, e propositiva soprattutto! Perchè lamentarsi e basta non credo sia produttivo!

Ci siamo: dopo notti insonni trascorse a scrivere, fare ricerche, scambiarmi mail con Sarah e con la Milletti, il 23 Settembre 2008 nasce la Petizione a favore della decriminalizzazione universale dell’omosessualità.

Da lì, un’altra grande idea, in qualche modo nata grazie allo stimolo della Milletti: decidiamo di costituirci in Rete! Ma non ci piace l’idea di un’altra Associazione, quello che ci circonda è già troppo, troppo impregnato di bieca politica, troppo spaccato al proprio interno. L’idea, allora, è quella di costruire qualcosa che possa collegare tutti i diretti interessati, una sorta di Onda Anomala del mondo GLBT, che non pretenda una tessera associativa o un voto politico, ma l’impegno, l’interesse e la partecipazione a partire dalla propria coscienza, dalla propria capacità e dalla propria libera volontà di sentirsi parte di un meccanismo nuovo, in grado di smuovere ingranaggi arrugginiti.

Io e Sarah scherziamo parecchio sul nome da dare a questa rete: Rete Sache, Rete Euzér… giocando un pò con le iniziali dei nostri nomi. Poi, una sera, dal momento che sono letteralmente innamorata della lingua greca, provo a creare un nome che abbia anche un significato forte. Agatergon in greco vuol dire “cose buone“, ma é anche vero che ci vorrebbe un nome che non si dimentichi facilmente. Ne parlo con Sarah, che inizialmente rimane perplessa, poco convinta di una parola così impegnativa. Ma poiché la notte porta consiglio, l’indomani trovo un’altra mail in cui mi dice:  “per me agatergon va bene, e conoscendone il significato mi piace anche di più!”.

Così, a fine Settembre, poco dopo la Petizione, nasce anche la Rete Agatergon, aperta a chiunque ne voglia far parte. Unico requisito richiesto: agire, per cercare di realizzare quante più cose buone possibili! Non importa se si è lontani migliaia di Km, l’importante é essere ideologicamente e motivatamente vicini, uniti nel voler tentare di far cambiare le cose in prima persona. Perché é questo quello che manca: la consapevolezza che non sarà un Ministro, non sarà il Presidente di un’Associazione, non saranno le liti interne ai movimenti a far cambiare le cose, ma saremo noi: non nascondendoci più, parlando, promuovendo iniziative, scrivendo quello che ci accade, nutrendo la coscienza che il nostro futuro ed il nostro benessere inizia a partire da noi stessi!

Il giro di firme, inizialmente, é il solito: gli amici, il forum di ellexelle che aveva visto nascere e svilupparsi quest’idea. Ma non bastava! Cominciamo allora a scrivere una serie di mail da inviare a tutte le principali associazioni italiane: Famiglie Arcobaleno, LLI, LiliElbe, Arcigay, Arcilesbica, Azione Trans, ma anche tutti i principali aggregatori di notizie, così come notiziegay, gaynews, queerway, ecc.

Nessuno ci risponde. Solo Famiglie Arcobaleno inserice il giorno dopo il link alla petizione e lo statuto della stessa sul loro sito. Arcigay, a distanza di qualche giorno, pubblica un articolo in cui parla della nostra petizione, accennando appena alle autrici (e che adesso è praticamente introvabile sul loro sito). Ma l’importante è che venga recepita – ci diciamo! Da Arcilesbica, nessuna notizia per un intero lunghissimo mese. Solo all’inizio di Novembre, grazie all’aiuto di una mia amica, riusciamo ad avere il banner inserito in fondo alla pagine della loro homepage. Spiegazione di questo ritardo: é un periodo di dissidi e problemi all’interno dell’Associazione.

A fine Settembre, poi,  in seguito alla firma di ILGA, concordiamo con Sarah di tentare di inviare la petizione anche alle Associazioni e ai gruppi stranieri, essendo una cosa che riguarda praticamente tutto il mondo. Altre notti insonni trascorse a tradurre la petizione in tre lingue: inglese, francese e spagnolo, e a cercare tutti gli indirizzi utili cui inviare il progetto ed il testo. Amnesty, Kobiety Kobietom, ed altri nomi importanti. Devo dire che stavolta in molti ci hanno risposto, confermando la loro adesione ed il loro impegno a far circolare la petizione, che comunque sul sito rimane in italiano (e loro avevano quel link). Addirittura c’è stato chi si è proposto di tradurre la petizione anche in polacco, senza alcun seguito!

Addirittura da alcuni gruppi italiani riceviamo risposte poco esaltanti, dicendoci che tanto una petizione on-line non è valida e che per il movimento questo è inutile, o che a loro avviso lo Statuto è incompleto e a loro questa sembra solo un’occasione mancata, per questo firmano ma delusi e a titolo del tutto personale e non dell’intera associazione. O peggio, risposte di persone che ci hanno confermato la loro adesione e l’impegno ad inserire la notizia ed il link sul loro sito, ma a tutt’oggi niente!

Va bene – ci diciamo – evidentemente non tutti vogliono partecipare, e non si può costringere nessuno, e soprattutto evidentemente abbiamo peccato di poco zelo! Così, sia io che Sarah, ci mettiamo a leggere libri e articoli, e a fare mille domande per farci ancor più chiarezza su argomenti quali l’identità di genere, i/le transgender, la sessualità e così via, perchè magari abbiamo dato per scontato determinate cose che in realtà non comprendiamo, non conoscendole.

Devo dire che in tutta questa fase, spesso avvilente, riusciamo ad avere lo stimolo e l’appoggio di due persone che credo siano state fondamentali, almeno per l’umore ed il coraggio impartitoci: Roberto Caponio e Delia Vaccarello. Roberto ci aveva invitate a partecipare al Forum Umanista Europeo e a presentare come Rete i nostri progetti, ma essendo entrambe impegnate in quel periodo abbiamo potuto solo inviare un documento che pare però sia stato accolto con grande interesse anche dai rappresentanti delle comunità straniere, e greche in particolare. Delia si è interessata a noi e alla nostra azione tanto da arrivare a scrivere due articoli, uno sul blog di liberitutti dell’Unità, e l’altro uscito sull’ Unità dell’ uno Dicembre!

Perchè scrivo tutto questo?

Perchè fino a ieri non m’importava che si sapesse quanta fatica, quante risposte  avvilenti o ignorate, quante notti insonni per far contenti tutti abbiamo dovuto superare. Ma non ci importava, poiché l’obiettivo era altro, il progetto coinvolgeva comunque tutti e non poteva avere leader di sorta. Anche per questo, dopo le dichiarazioni del Vaticano, ho inviato una mail alle più importanti associazioni italiane GLBT chiedendo coesione e partecipazione attiva in un momento così delicato ed importante come questo! Anche lì, una sola striminzita risposta da Arcigay che mi ringraziava per il sostegno e la solidarietà!

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata stanotte, leggendo quanto segue:

Inoltre sono giunti dalla Francia, da alcuni ambienti istituzionali, i ringraziamenti per le iniziative della nostra associazione” – spiega Mancuso – In particolare il sostegno in merito alla campagna lanciata sul social network Facebook dal titolo Stop Vatican Attack – Support Homosexuality Decriminalization, che in due giorni ha raccolto quasi 10.000 adesioni solo in Italia.”
Info http://apps.facebook.com/causes/167395?m=454a9415.

Centinaia di persone hanno partecipato alla manifestazione di oggi di fronte al Vaticano, che è stata l’occasione per rilanciare un nuovo appello in favore della campagna francese, sostenuto anche da diverse organizzazioni LGBT europeee”.

Indovinate che link trovate a quell’indirizzo? Proprio quello della nostra petizione.

E non è finita:

Ciò che sta accadendo in questi giorni è un fatto straordinariamente importante.” – conclude Mancuso – “Arcigay ha saputo lanciare una campagna di sensibilizzazione mondiale in difesa della vita e della dignità di migliaia di persone lesbiche e gay. La nostra azione ha suscitato interesse e sostegno da parte di organizzazioni umanitarie internazionali, di ambienti diplomatici dell’ONU, ma soprattutto di migliaia di cittadini e cittadine, eterosessuali ed omosessuali, cristiane e non, che sia attraverso la rete, sia attraverso la partecipazione alle nostre azioni in diverse città, ci sono vicini per una causa che riguarda la libertà di ciascuno di noi.”

A questo punto, dal momento che mi sembra si stia cavalcando l’onda della popolarità di un’iniziativa in un primo momento quasi osteggiata, e sicuramente poco calcolata, ritengo sia stato doveroso raccontare come siano andate le cose.

E l’aver citato le persone realmente coinvolte in questo progetto non vuole essere un atto d’accusa contro nessuno, ma un momento di partecipazione e condivisione. Per questo non posso fare a meno di citare e ringraziare  tutti voi, tutti noi, i 1.571 firmatari ( a tutt’ora), e nel dire che questa petizione è nostra, intendo di tutti coloro che hanno aderito all’iniziativa credendoci veramente, credendo che agendo un altro mondo, privo di demagogia e personalismi, é realmente possibile!

E’ a voi stessi che dovete dare un incoraggiamento ed un ringraziamento, per essere riusciti a darvi una possibilità. Ed è tutti voi che la RETE AGATERGON attende a braccia aperte, perchè sia possibile essere attivi in tanti, condividendo la voglia di cambiare le cose, ognuno con le proprie capacità, ognuno con le proprie possibilità.

Mi sembra infine doveroso comunicare a tutti che giorno 10, giorno in cui la Francia presenterà all’ ONU la proposta per la decriminalizzazione,  chiuderemo la petizione,  che abbiamo già provveduto ad inviare le firme al Parlamente Europeo, in modo che almeno una parte arrivino entro il 10, e che la prossima settimana le invieremo anche al Ministro Carfagna.

Questo è solo il primo passo di una serie di iniziative pensate durante lunghe notti di chiacchierate. Ma chiunque può partecipare, chiunque abbia voglia di dare un contributo, innanzitutto a se stesso, ed anche a tante persone che forse non trovano il caraggio di sbloccare una quotidianià o una condizione spesso castrante e dolorosa. Chiunque voglia proporre un’idea, un articolo, delle foto, un libro, un’azione ad ampio o a  piccolo raggio mi scriva: inlungoeinlargo@gmail.com.

La Rete aspetta solo di ampliarsi!

Una nuova stella brilla in cielo

Si è spenta ieri Moira Ferrari, attivista di “Azione gay e lesbica” e dell’ associazione lesbica separatista “L’Amandorla”. E’ stata inoltre una delle fondatrici di Arcilesbica e delle settimane lesbiche.

Nel suo curriculum così si descriveva: «Splendida quarantenne dell’Acquario, filologa romanza, insegna lingua e letteratura francese e si divide tra il Mugello, Firenze e Tokyo, dove vive la sua compagna. È lesbica e separatista da quando ha memoria di sé... guida imperterrita una Renault 4 bianca; era una delle Lesbiche contronatura; legge libri per Towanda! e ne traduce per Il Dito e La Luna, presso cui presto uscirà il suo primo romanzo; ama i Simpson, le Superchicche, South Park, Emily the Strange, ER, Desperate Housewives, le Gilmore Girls, la letteratura arturiana, i giochi di parole, il surrealismo e Virginia  Woolf ».

E’ possibile trovare suoi articoli sulla “Bollettina del CLI” e su “Towanda!”; un divertente ed amaro saggio in cui racconta la storia e la fine delle tre “Settimane Lesbiche” (1991, 1996, 1998) si trova nel libro “Il movimento delle lesbiche in Italia” (si può ascoltare letto da lei a Roma nel 2007 su radioradicale ). Gli incontri avevano come titolo globale «Tre Settimane». Soltanto che si trattava, già nelle intenzioni delle organizzatrici,di tre Settimane scandite negli anni. Ma lei presentò il suo intervento con un titolo che alludeva ad un film di culto, «Due settimane e mezzo». Infatti nel 1998, dopo «L’idillio» del ’91 e «Il sospetto» del ’96, si arrivò, appassionatamente a «La rottura» del 1998. Il problema era il separatismo, o no, ma, questa volta, si trattava della scelta di stare o no con le associazioni gay.

Così Azione gay e Lesbica di Firenze la ricordano:

“La ricorderemo, avvolta nel suo mantello di astracan, mentre chiaccherava ininterrotamente durante le assemblee, durante i momenti di relax e quelli di lavoro, di notte e di giorno, sempre. Un abbraccio va a Francesca, la sua compagna e a tutte/i coloro che, come noi, l’hanno amata.

Domani, 30 settembre, alle ore 16 si terrà il funerale a Pistoia a partire dall’abitazione dei genitori sita in via Busoni 1″.

Macchine lesbiche desideranti
In ricordo di Moira Ferrari

Le lesbiche si vestono di colori cupi o acidi
Le lesbiche idolatrano la propria automobile, anche la moto,
nei casi peggiori il camion

le lesbiche fumano
le lesbiche bevono
le lesbiche non fanno una vita sana
le lesbiche vivono di notte
le lesbiche vivono al chiuso di discoteche, di circoli politici,
nei casi peggiori nelle loro case

le lesbiche vivono di parole spesso elettroniche
le lesbiche utilizzano giocattoli sessuali
le lesbiche si ornano con piercing e tatuaggi
le lesbiche si tagliano i capelli
le lesbiche si vestono
le lesbiche utilizzano freneticamente telefonini,fax computer

le lesbiche praticano sesso sicuro (o è quanto sperano le linee lesbiche)
le lesbiche amano intervenire sull’ambiente
le lesbiche abitano le città del loro tempo
le lesbiche non dimostrano la loro età
si vestono da ragazzine
raramente si riproducono e quando lo fanno è spesso con mezzi poco ortodossi

vivono in formazioni affettive e sociali irregolari
le lesbiche, semplicemente con la loro presenza,
che lo vogliano o meno, modificano la realtà.
Le lesbiche sono creature artificiali, non previste dai piani
Le lesbiche nascono, figlie di loro stesse,
nelle metropoli della modernità,
la natura non è la loro madre.

Moira Ferrari

Fonte: Lli

Individuati e fermati gli aggressori di piazza Bellini a Napoli

La macchina della giustizia si è messa in moto, e nonostante il timore  iniziale da parte delle ragazze aggredite e sfregiate a denunciare quanto accaduto, il commissariato di polizia di via San Biagio dei Librai ha individuato e fermato, con l’accusa di tentata violenza sessuale e lesioni aggravate in concorso con altre persone che naturalmente sono ancora in fase di identificazione, il protagonista della violenta aggressione avvenuta in piazza Bellini lo scorso 29 agosto a Napoli, Luigi Del Bono, 36 anni, che aveva trovato rifugio presso un albergo di via Mezzocannone.

L’associazione Arcilesbica di Napoli, che ha sporto querela per essere venuta a conoscenza dei fatti, ha inoltre sostenuto le ragazze, rappresentate dalla legale Elena Coccia, ed ha  divulgato il seguente comunicato stampa:

“Viene espressa soddisfazione per l’ottimo risultato ottenuto dall’avvocato Coccia per l’associazione Giuristi Democratici e Arcilesbica Napoli per il Coordinamento Campano LGT, formato da i-Ken onlus e M.I.T. Napoli, nato proprio in seguito agli episodi di violenza omofoba verificatisi nell’agosto duemilasette sempre in piazza Bellini.

Un anno quasi esatto è trascorso dall’episodio di violenza omofoba che tanto scosse ed indignò la comunità omosessuale napoletana ed eccoci costretti a dover assistere ad una nuova ondata di brutalità dove, stavolta, si è infierito contro ragazze poco più che maggiorenni,profittando del medesimo “palcoscenico”: quella piazza napoletana che ancor oggi appare più come luogo votato al conflitto che alla socializzazione e all’incontro di gruppi differenti.

Un anno è trascorso, ma non inutilmente. E’ stato infatti un periodo pieno d’iniziative finalizzate al coinvolgimento della cittadinanza nella lotta all’omofobia. Forte dell’azione portata dunque avanti, riconfermiamo oggi la nostra denuncia nei confronti delle Autorità statali e locali, che mancano di portare a realizzazione pratica uno “ stato sociale di diritto” in grado di garantire a tutti i cittadini, siano essi donne, immigrati, omosessuali o transessuali, pari diritti e pari dignità, a partire dalla libertà di aggregazione e dalla coesistenza di realtà sociali e culturali diverse.

Quest’atto di denuncia, oltre alla manifestazione di un grande coraggio personale, è forse anche il risultato di una politica per i diritti su cui molto abbiamo lavorato e lavoreremo e che rende il senso più profondo del nostro ruolo di associazioni; tuttavia, ciò non può impedirci –anche in un momento di soddisfazione- di ricordare come restino gravi le innumerevoli mancanze dell’organizzazione pubblica, che per prima dovrebbe apportare gli strumenti di sicurezza e integrazione necessari a che tra i cittadini –non solo omosessuali- fiorisca un senso di sicurezza e una cultura delle differenze.
In qualità di associazioni a tutela dei diritti civili non ci tireremo mai indietro di fronte a questi obiettivi ma siamo nelle condizioni di dovercene assumere tutto il carico, quando il perseguimento di questi dovrebbe essere prima di tutto compito dello Stato.

Insieme intendiamo continuare a lavorare per una società diversa da questa, in cui non esistano cittadini “minori” capro espiatorio dell’ignoranza e della violenza del branco. Una società dove il branco non esista. E dove la donna sia sempre persona. Ovunque. E non bastonata comunque”.